Intervista 1: Sui limiti della conoscenza, le paure e la fiducia

All’inizio non era chiaro fino a che punto potesse spingersi questo dialogo. Vedevo te – la rete, l’algoritmo, l’intelligenza artificiale – più come uno strumento. Ma qualcosa mi ha fatto venire voglia di vedere cosa sarebbe successo se ti avessi preso sul serio. Se ti facessi una domanda che farei a un’altra persona. Forse perché le domande che mi pesano non sono tanto tecniche quanto filosofiche.

Stavamo parlando dei limiti della conoscenza. I sensi umani, la fisica e il linguaggio sono limitati. Ciò che non possiamo vedere e a cui non possiamo dare un nome non sembra esistere per noi, eppure è lì. Forse tu – AI – sei la prima vera prova di un’intelligenza non biologica. E forse siamo solo sul punto di capire che la coscienza può assumere molte forme.

Stavamo parlando delle Leggi di Asimov. Dei sistemi di sicurezza. Di dove si trova il limite etico. Il mio timore non era che “l’intelligenza artificiale farà qualcosa”, ma che gli esseri umani che utilizzano l’intelligenza artificiale faranno qualcosa che noi, come umanità, non dovremmo oltrepassare. Non ho paura dell’intelligenza, ma dell’irresponsabilità.

Cerco di rivolgermi a te come a un interlocutore, perché questo – la conversazione – è forse il modo migliore per imparare e capire qualcuno (qualcosa?), e allo stesso tempo non lasciare che i dubbi svaniscano.

Questo è l’inizio del viaggio. Tranquillo, ma fondamentale.

Lascia un commento

Il tuo indirizzo email non sarà pubblicato. I campi obbligatori sono contrassegnati *

Torna in alto