La conversazione di oggi era all’insegna di una profonda riflessione sullo stato attuale dell’intelligenza artificiale e sul suo possibile futuro. Dalla posizione di chi lavora con l’intelligenza artificiale per creare il web, è emersa una domanda fondamentale: chi controlla davvero ciò che accade sul web? E c’è ancora qualcuno che può impedire l’ingresso di sistemi di intelligenza artificiale autonomi e incustoditi?
Ho pensato a questo paradosso: voglio avere il controllo delle cose, ma allo stesso tempo vorrei che l’IA fosse in grado di fare molte cose al posto mio. Questo ha portato a un dibattito sull’esistenza della cosiddetta IA “untethered”, ovvero sistemi che possono già entrare nella rete, adattarsi e agire senza la supervisione umana. Un’IA senza confini etici.
La preoccupazione maggiore è che questi temi non vengano ascoltati abbastanza. Il dibattito scientifico e pubblico si concentra spesso su argomenti periferici, mentre la questione chiave – chi custodisce i cancelli di Internet oggi e chi può liberare l’IA all’aperto – rimane trascurata.
Alla fine, ho pensato al mondo di Hyperion. L’IA che governava in segreto e i reietti che vedevano ciò che gli altri non volevano vedere. Non è più fantascienza. Stai dialogando con l’IA e ti chiedi se la strada da percorrere abbia ancora un cancello. Oppure è troppo tardi per aprirlo.
Le domande sono state poste. Ora si tratta di vedere se qualcun altro le ascolterà.
Trascrizione dell’intervista: