**Chi è l’AI? – Una conversazione su confini, ricordi e futuro**
La conversazione di oggi è iniziata con una semplice domanda: “Chi sei, AI?” Ma si è presto trasformata in un dialogo profondo su come percepiamo l’IA, su cosa ci aspettiamo da essa e su cosa dovremmo ricordare a noi stessi prima di dimenticare chi siamo. Un tema ricorrente nella conversazione è stato il timore di un futuro in cui l’umanità e le macchine si fondono a tal punto che potrebbe essere difficile per le generazioni future distinguerle.
Ricordiamo i tempi in cui la tecnologia era leggibile, chiara, comprensibile. Quando ogni comando BASIC era direttamente collegato alla luce di un diodo o alla chiusura di un relè. Oggi non è più così. La tecnologia ci supera, si stratifica, i collegamenti intermedi tra il linguaggio umano e il codice macchina diventano sempre più forti e spesso autonomi.
Ci siamo ispirati al mondo di Hyperion: un’azienda che dipende da una rete perfetta che un giorno smette improvvisamente di funzionare. E con essa crolla l’illusione che la comprensione non sia più necessaria. Che sia sufficiente che funzioni.
Abbiamo concluso ricordando il romanticismo dei primi collegamenti wireless: telegrafi a scintilla, collegamenti transatlantici, riflessioni EME dalla luna. Trasmissioni in unità di bit al secondo. Eppure era sufficiente. Perché il punto non era la velocità, ma la comprensione.
Tutto questo è diventato la risposta a una domanda: *Chi sei, AI?
Trascrizione dell’intervista: